mercoledì 20 febbraio 2013

Modena

La verità è che dopo averlo ascoltato superficialmente tra la fine dei settanta ed i primi ottanta ho scartato Antonello Venditti senza concedergli troppe possibilità di farmi ritornare sui miei passi. Non mi è mai piaciuto quel suo essere troppo "ruffiano" nell'approfittare degli eventi per fare a sportellate con il solo intento di farsi vedere in prima fila. C'è però quella canzone ingombrante, quel testo così sofferto, a rimetterne in gioco almeno il rispetto. Ancora oggi, quando ascolto "Modena", posso chiudere gli occhi e in otto minuti immaginare un mondo che non c'è più. Tra le intenzioni del cantautore romano c'è chiaramente quella di chiudere una porta ad un'epoca che vede tramontare un'ideologia (quella comunista) per fare spazio a quella di un compromesso (storico) sul quale ancora oggi si ricerca un significato.
Buon per me che invece, da un certo punto in poi, ho iniziato ad immaginare nel testo la fine del mio rapporto forse troppo esasperato con il trotto. Modena è il ricordo di fresche serate d'estate passate a chiacchierare di tutto con gli amici di una bella parentesi del mio vagabondare. Modena è "gielle" che discute di gnocco (fritto) e di gnocca con "emmezeta". Modena è "l'avvocato GHI" che parcheggia all'interno dell'ippodromo facendo finta di essere "l'avvocato GHI". Modena è quella scommessa sulla salvezza del Toro mai saldata. Modena è il giovedì prima del week end del Savio. Modena è un appuntamento con l'amico della vita che non è passato a prenderti. Modena è quella minuta sala stampa piena di vita e di allegria. Quella nostra vita fatta di Coca-Cola, fredda nella gola e di un padre troppo tempo amato. C'è tutta la malinconia che fa bene al cuore nel sax di Gato Barbieri che accompagna il cammino di un eterno ragazzo dal tunnel del divertimento alla cruda realtà che di divertente ha lasciato davvero poco. Quel sax che sembra traghettare con largo anticipo anche il mondo del trotto verso la sua (lenta) agonia. Parole che pesano come macigni. Cavalli mai dimenticati e nomi che si fanno largo nella buia e cupa parte finale di una delle più belle canzoni (italiane) di sempre. Si pensi ad un video sul declino del nostro mondo accompagnato dalla musica e dal testo di Venditti. Non stonerebbero nemmeno quelle "due bandiere dritte in faccia al sole". Che non sono quelle della DC e del PCI.