giovedì 7 febbraio 2013

Siviero (non un cavallo)



Ad uno come “Siviero” la vita non ha certo riservato quanto avrebbe meritato. Eppure, a differenza di quelli che come lui ne hanno passate e subite tante, è ancora in piedi. Coerente con le proprie incoerenti idee a girare gli ippodromi per coltivare i suoi sogni. Sogni che vorrebbero la famiglia Guzzinati sempre al palo davanti agli altri, ma in foto stretta con un portacolori della Scuderia Biasuzzi. Il Milan, l’hockey, i Guzzinati, i Biasuzzi. Gli amori di una vita. Gli amici gli hanno riservato quel soprannome perché lui con Argo VE ci sarebbe anche andato al cinema. La famiglia, il lavoro e gli interessi ci hanno allontanati. Ricordo quando mi chiamò in uno dei primi giorni nei quali mi trovavo nella caserma di Macerata. Era una domenica sera. La notte del primo maggio di quell’anno lasciavo la stazione di Milano per il servizio di leva. Avrei dovuto piangere, invece pensavo a Vittorio Guzzinati che mi aveva regalato la gioia dell’Ellwood Medium in sulky a Fenech OM.
Lo si era capito che se non avesse sbagliato avrebbe probabilmente vinto un Futuro RED più cattivo che mai a metà dell’ultima curva. E infatti, quello di Gubellini si prese la meritata rivincita a Bologna qualche giorno dopo. Siviero mi chiamò in caserma per darmi la “tragica” notizia. Meriterebbe un premio per la sua militanza, ma non saprei quale. Forse basterebbe metterselo in macchina e portarlo a fare il giro degli ippodromi che ancora non ha visto (quelli rimasti in attività) e un bagno al mare. Siviero, che un giorno si vendicò di chi lo aveva preso in giro per una settimana giocando Gunga del Due Mari di Taranto. Non solo quello. Andò in SPATI a giocare un doppio vincente da 1000/1 con Belriccetto. In SPATI, perché allora, sulle corse di Taranto, era possibile scommettere solo in quella sala. Ero al suo fianco nella rivincita contro il mondo. Eravamo alle Bettole. I tempi delle telescriventi. Agenzia Ippica sotto la tribuna secondaria. Forse l’unico ad aver fatto quella scommessa in tutto quanto il paese. Non lo teneva più nessuno. E ribadiva ad alta voce che le categorie vanno rispettate. Che il tempo di sparare cazzate era finito. Lui, con quel biglietto tra le mani, avrebbe sfidato il mondo. Anche con quella camminata tutta sua. Con quella mezza bestemmia sempre pronta nel chiedermi un perché di una quota, di una foto persa, di un Guzzinati battuto. Se penso agli amici che ho avuto, Siviero è l’unico a non avermi mai tradito. L’unico con cui non abbia mai discusso. L’unico con cui, dopo più di trentacinque anni, vado ancora volentieri alle corse. Perché solo lui gioca certe stronzate. E ridere delle stronzate, in un mondo che non sa farti ridere per altro, è una medicina che non causa conseguenze. Perché solo lui non dimentica una virgola di ciò che è stato. Perché solo a lui rubano regolarmente uno scooter all’anno. E come può essere cattivo o non esserti amico uno a cui rubano uno scooter all’anno ?